Pietro Sarcinella – Studio  Sant'Elmo Ginecologo Napoli
Gravidanza

grav.extraLa gravidanza extrauterina rappresenta una delle complicanze più gravi che possono compromettere lo sviluppo dell’embrione e la salute della mamma.

 

Le cause sono determinate solitamente da lesioni infiammatorie che impediscono all’ovulo di raggiungere la cavità uterina. Inoltre una diagnosi tempestiva è necessaria perché la patologia possa essere trattata in modo adeguato.

 

Con il termine gravidanza extrauterina vengono indicate tutte quelle condizioni in cui l’embrione si annida al di fuori dell’utero, generalmente nella tuba (in questo caso si parla di gravidanza tubarica) ma anche nelle ovaie, nel collo uterino e più raramente nella cavità addominale.
Si tratta di una condizione che si verifica con una certa frequenza perché secondo le statistiche si manifesta nello 0,5-0,9% delle gravidanze. La forma più frequente di gravidanza extrauterina è quella tubarica che colpisce maggiormente le pluripare rispetto alle primipare. Sembrerebbe inoltre che nella maggior parte dei casi, il 60% circa, l’embrione si annidi nella tuba destra mentre la sinistra è sede di gravidanza extrauterina nel restante 40% dei casi.

 

I segni clinici di questa complicanza variano in relazione allo stadio: nella fase iniziale potranno risultare completamente assenti mentre in fasi relativamente avanzate, in genere verso la settima/ottava settimana di gestazione i sintomi si possono manifestare con dolore intenso e improvviso alla zona pelvica accompagnato da perdite di sangue.

 

La conseguenza è l’interruzione della gravidanza che avviene entro il secondo mese di gestazione e si accompagna ad un aumento del dolore addominale e in molti casi a emorragia. In presenza di sintomi del genere è necessario recarsi subito in ospedale. Soltanto raramente avviene il riassorbimento spontaneo del materiale ovulare mentre in molti casi la gravidanza tubarica provoca la rottura della tuba. Ciò succede quando la patologia non viene diagnosticata in tempo e l’embrione aumenta di volume; ne consegue un quadro drammatico in cui sarà necessario l’intervento chirurgico d’urgenza per risolvere la patologia.

 

È possibile fare una diagnosi molto precoce della gravidanza extrauterina attraverso un’ecografia transvaginale associata al dosaggio delle beta -HCG nel sangue. Il valore della beta-HCG risulterà più basso rispetto ai valori corrispondenti alla presunta epoca gestazionale; inoltre tale valore subirà aumenti giornalieri inferiori a quanto ci si aspetta in una normale gravidanza.

 

Le donne maggiormente a rischio sono coloro che hanno sofferto di tubercolosi, gonorrea, che hanno avuto problemi di sterilità o che sono già state sottoposte a interventi chirurgici alle tube. La migliore prevenzione per evitare una gravidanza extrauterina è la diagnosi precoce e una terapia delle forme infiammatorie delle tube. Perciò, nel caso in cui il flusso mestruale si presenti scarso o anomalo ed accompagnato da dolori addominali e malessere generale (dolori intensi, tachicardia, svenimenti) è importantissimo sottoporsi subito a test di gravidanza e a visita ginecologica.

Esami consigliati in gravidanza

 

Esame urine

 

Un test molto semplice, che può dare informazioni importanti.
La presenza di eventuali infezioni delle vie urinarie (evenienza abbastanza frequente in gravidanza) può essere sospettata se i nitriti sono positivi, vi sono batteri e leucociti in grossa quantità.

 

Esami sangue

 

Se la donna non ha già eseguito l’esame del gruppo sanguigno e fattore RH, è necessario richiederlo all’inizio della gravidanza.
– Test di Coombs indiretto: se la madre è Rh negativo, è necessario conoscere il gruppo sanguigno del padre. Se questo é Rh positivo, il feto potrebbe essere a sua volta Rh positivo e quindi potrebbe crearsi un’incompatibilità Rh tra madre e feto. In questo caso la madre produce anticorpi contro l’antigene Rh che passano attraverso la placenta e distruggono i globuli rossi del feto, determinando la malattia emolitica del neonato (MEN)
– Emocromo completo: rileva la quantità, le dimensioni, le caratteristiche e il tipo delle cellule presenti nel sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Se i valori sono normali, è comunque necessario ripetere periodicamente l’ emocromo nel corso della gravidanza, con lo scopo di verificare tempestivamente una eventuale tendenza all’ anemia o la possibile insorgenza di altre patologie
– Elettroforesi delle emoglobine: è necessario eseguire quest’ esame se dall’emocromo si rileva una microcitemia (volume piccolo dei globuli rossi) o se vi è il sospetto che la madre sia portatrice di anemia mediterranea (talassemia) o di qualche altra emoglobinopatia
– Sideremia: indica la quantità di ferro presente nel sangue
– Glicemia: l’ unico esame per il quale sia veramente richiesto il digiuno. Misura la quantità di glucosio (zucchero) nel sangue. Se normale va, comunque, ripetuta periodicamente nel corso della gravidanza
– Creatininemia: è la quantità di creatinina presente nel sangue, un prodotto di rifiuto del metabolismo. Il suo aumento esprimeuna non ottimale funzionalità renale
– Transaminasi (AST – ALT): enzimi contenuti nel fegato; il loro innalzamento esprime una possibile sofferenza epatica
– HbsAg (Antigene Australia): indica la presenza nel sangue dell’ antigene dell’epatite B, va eseguito solo una volta durante la gravidanza

– Anti-HCV: si tratta del test per vedere se la madre ha anticorpi contro il virus dell’epatite C
– Toxo test: rileva la presenza di anticorpi contro la toxoplasmosi.
La presenza di anticorpi di tipo IgG, con IgM negative, indica che la donna è immune. In tal caso non c’è più bisogno di ripetere l’esame e seguire le norme di prevenzione. Se invece il test è negativo, bisogna ripeterlo ogni 4-6 settimane fino al termine della gravidanza
– Rubeo test: rileva la presenza nel sangue di anticorpi contro la rosolia. Se il test risulta negativo, cioè non ci sono anticorpi, l’esame va ripetuto ogni 4-6 settimane fino al V° mese
– Anti-citomegalovirus (CMV): se la donna presenta IgG positive e IgM negative all’inizio della gravidanza, il test non si ripete più, mentre si ripete ogni 4-6 settimane se non c’è immunità
– Anti-HIV: è il test che dimostra la presenza nel sangue di anticorpi contro il virus dell’AIDS

PAP-TEST: la maggior parte delle donne ha già eseguito un pap-test prima dell’inizio della gravidanza. Questo esame, di facile esecuzione e che non comporta nessun rischio per il bambino, va ripetuto se il precedente è stato effettuato da più di due anni

TAMPONE VAGINALE: intorno alle 35-37 settimane di gravidanza abitualmente si esegue un tampone vaginale e rettale per la ricerca dello streptococco beta-emolitico di gruppo B (GBS). Si tratta di un microbo che se presente nella vagina o nel retto potrebbe infettare il bambino durante il parto. Se l’esame rileva la presenza dello streptococco (che di solito non dà alcun sintomo alla madre), si esegue una profilassi antibiotica alla donna durante il travaglio ed eventualmente al neonato. Naturalmente, il tampone vaginale può essere eseguito per la ricerca di altri germi in qualsiasi altro periodo della gravidanza, in caso di sospetta infezione vaginale

TALI INDAGINI OVVIAMENTE SONO ORIENTATIVE E VENGONO  POI ADATTATE AI SINGOLI CASI O MODIFICATE DA PARTE DELLO SPECIALISTA.

Una corretta alimentazione rappresenta uno dei presupposti fondamentali per la normale evoluzione della gravidanza ed il normale accrescimento intrauterino del feto.

 

Le proteine

È ovvio che un organismo in crescita, come il feto, necessita di proteine e possibilmente di prima qualità, ricche di tutti gli aminoacidi. Ciò è reso possibile integrando nella dieta abituale un litro di latte (670 calorie, 33 gr di proteine, 1 gr di calcio) oppure 100gr di formaggio magro che fornisce anche un adeguato apporto di calcio (mozzarella, stracchino, ricotta di mucca).

 

Ferro e acido folico

È bene aumentare la razione giornaliera di ferro e acido folico poichè le nostre diete occidentali difficilmente forniscono un quantitativo sufficiente di tali
sostanze. Inoltre gran parte delle donne affrontano la gravidanza già con ridotte riserve di ferro ed acido folico o addirittura con segni più o meno evidenti di anemia sideropenica o da carenza di folati. È quindi consigliabile somministrare sistematicamente un supplemento di ferro e acido folico fin dall’inizio della gravidanza, ma sarebbe ancora meglio se tali supplementi fossero inseriti nella dieta nel momento in cui si pianifica in famiglia l’arrivo di un bebè. Inoltre, come si sostiene da varie fonti, un apporto integrativo di acido folico sembra prevenire alcune malformazioni del sistema nervoso (come la spina bifida). Per quanto sopra esposto è meglio iniziare la somministrazione di folati prima del concepimento.
E’ raccomandata una dieta variata, appetitosa, ricca di proteine (carne, pesce, formaggio) e di amido. L’amido, contenuto nella pasta, nel pane, nel riso, nelle patate, nella polenta e nei legumi secchi (fagioli, ceci, lenticchie), fornisce insieme all’energia anche proteine, vitamine e sali minerali. In più i cibi che contengono amido sono ricchi di fibre che vengono ad aggiungersi a quelle contenute negli ortaggi e nella frutta. Le fibre contribuiscono a regolare la funzione intestinale, riducono l’assorbimento dello zucchero e del colesterolo, favoriscono in modo essenziale il raggiungimento del senso di sazietà riducendo l’eccessiva introduzione del cibo.

 

Grassi animali , crostacei e dolci

Utile è limitare l’assunzioni di grassi animali (burro, strutto, carni grasse, formaggi grassi) in favore di grassi vegetali (olio di oliva), usato preferibilmente a crudo, e carni magre (pollo, coniglio,tacchino). Il pesce è un elemento ottimale in gravidanza; è infatti ricco di proteine di prima qualità, non contiene grassi ed è assai digeribile.
Sono invece da evitare i crostacei (aragosta, gamberi e scampi) troppo ricchi di colesterolo e capaci di scatenare reazioni allergiche in soggetti predisposti.
Per quanto riguarda i dolci, alcuni (torte, paste, pasticcini) apportano diverse sostanze nutrienti; altri costituiti prevalentemente di zucchero (carboidrati), quali caramelle e canditi forniscono calorie e poco altro.
Tutti comunque espongono al rischio di carie dentarie, non riducono il senso di fame, anzi spesso lo aumentano perchè, consumati fuori pasto, causano iperinsulinismo (aumento di insulina nel sangue) secondario che accresce, paradossalmente ancora di più il desiderio di cibo. Per tutti i motivi sopra esposti in gravidanza l’uso dei dolci deve essere assai moderato e ben considerato nel computo della dieta giornaliera.

 

Il sale

Gli italiani consumano troppo sale e ciò favorisce l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa. In gravidanza tale patologia è assai pericolosa per cui è tassativo attenersi alle seguenti norme:
1 – limitare, nella preparazione casalinga dei cibi, la quantità di sale aggiunto come condimento.
2 – limitare al massimo l’uso del sale in tavola.
3 – limitare il consumo di quei prodotti confezionati (insaccati, cibi in scatola) nei quali il contenuto di sale è più elevato (glutammato monosodico).
Il palato si abituerà facilmente ad apprezzare nuovamente il gusto naturale dei cibi.

 

L’acqua

È necessario invece bere molto, almeno due litri di acqua al giorno. Una buona idratazione ci fa star bene, favorisce l’eliminazione per via renale delle scorie tossiche (ac.urico ecc.), protegge i reni dalla calcolosi. Tuttavia spesso il senso della sete non è sufficiente ad indurci ad introdurre un adeguato quantitativo di acqua; per regolarsi è necessario valutare la diuresi giornaliera (urine nelle 24 ore) che in gravidanza non dovrebbero scendere sotto i 2 litri.
Tra le acque minerali consigliamo le oligominerali e tra queste le bicarbonatoalcalinoterrose per i seguenti benefici assai utili in gravidanza:
1 – riequilibrio acididità gastrica, che favorisce un buon processo digestivo;
2 – azione coleretica (emissione di bile dalla cistifellea) assai utile per prevenire la calcolosi.
3 – azione blandamente lassativa.
4 – azione di lavaggio delle vie urinarie con prevenzione della calcolosi e delle infezioni.
Come modalità di somministrazione si consigliano 1/4 di litro d’acqua (bicchiere grande) la mattina a digiuno e 1/4 di litro d’acqua la sera prima di coricarsi.

 

Il magnesio

Altro elemento assai utile in gravidanza sembra essere il magnesio per la sua capacità di regolare la contrazione uterina e di prevenire il parto prematuro e l’ipertensione. E’ quindi consigliabile integrare la dieta della partoriente con Magnesio (Oligoel n° 8 Magnesio, 30 gocce due volte al dì sciolte in poca acqua) utile anche per il vomito, nell’insonnia, nell’irratibilità e nei crampi muscolari.

Una donna in gravidanza non deve superare, a termine, i 10/12 kg oltre al peso ideale.
È comunque preferibile non aumentare troppo di peso nei primi due o tre mesi (l’aumento medio ottimale è di circa 250 gr. a settimana), in quanto risulta poi assai facile superare il limite dei 10 kg .
È buona norma munirsi di una bilancia pesa persone e pesarsi almeno una volta alla settimana, la mattina a digiuno, preferibilmente dopo aver evacuato.

E’ la registrazione del battito cardiaco fetale e delle contrazioni dell’utero.
Si applicano sull’addome materno due fasce recanti un diverso trasduttore, uno per la registrazione della frequenza cardiaca fetale ed una per la registrazioni dell’eventuale attività contrattile. La sua durata è variabile dovendosi, di regola, registrare un periodo di attività ed uno di quiete del feto in utero. Tali fasi sono variabili in relazione all’età gestazionale ed all’ora del giorno, nonchè a varie componenti individuali. Solitamente il periodo di registrazione varia dai 20 ai 90 minuti, durante i quali la gestante dovrà rimanere sdraiata, con la possibilità di ruotarsi di fianco, senza fumare, in un ambiente tranquillo e riservato. L’esame va eseguito solitamente dopo la 34^ settimana di gestazionei. Normalmente l’esame va ripetuto più volte, a distanza di giorni o settimane, a giudizio del ginecologo curante, fino al parto.
Fornisce una valutazione del benessere fetale, particolarmente nell’ipossia acuta. Registrando la frequenza cardiaca esso può studiare il comportamento del cuore del feto in condizioni basali e durante una contrazione. L’osservazione dei diversi comportamenti del battito, unitamente all’osservazione dei movimenti degli occhi permise, più di un decennio fa di scoprire che il feto aveva in utero delle fasi di sonno e veglia, di quiete ed attività, fornendo importantissime acquisizioni sulla conoscenza della vita fetale. Lo studio della frequenza cardiaca e della variabilità del battito in utero fornisce oggi delle informazioni di un indiscusso valore sullo stato di benessere del feto. L’eventuale riscontro di decelerazioni del battito, a seconda della loro forma rappresenta un indicatore formidabile di diversi gradi di sofferenza.
Le decelerazioni precoci non necessitano di trattamento essendo causate dalle compressioni sulla testa fetale durante una contrazione; le decelerazioni variabili sono in relazione a diversi gradi di stiramento e compressione del funicolo; invece quelle tardive rappresentano un’emergenza che va prontamente affrontata e risolta.
La cardiotocografia fornisce inoltre informazioni sull’attività contrattile dell’utero. Questi tracciati risultano particolarmente utili nell’approssimarsi del parto.

cardiotocografia

 

L’assenza del piacere sessuale

 

La frigidità, contrariamente a quanto si crede, è l’assenza di piacere durante l’atto sessuale. In parole povere, una persona frigida non prova alcuna sensazione di piacere al momento della penetrazione e, in alcuni rari casi, neppure attraverso la masturbazione. Da non confondere con:

  • Il vaginismo: la penetrazione é resa difficile o addirittura impossibile da una contrazione involontaria dei muscoli pelvici
  • La dispareunia: la penetrazione è dolorosa a causa della presenza di ferite o cicatrici
  • L’anorgasmia: la donna prova piacere ma non riesce a raggiungere l’orgasmo.
  • L’afanisi: scomparsa del desiderio. Non dobbiamo dimenticare che spesso la frigidità comporta anche un calo del desiderio: per avere voglia di fare l’amore, infatti, bisogna che l’atto sessuale sia fonte di piacere fisico.

 

Frigidità è un termine generico, usato per indicare diverse problematiche legate all’eccitamento sessuale, specificamente con riferimento alla donna. La frigidità consisterebbe nello scarso interesse mostrato per l’attività sessuale, prescindendo dalle motivazioni fisiche, psicologiche o relazionali sottese a questo mancato interesse.
Oggi il termine è considerato obsoleto, per cui si preferisce parlare di disturbi di natura psichica o fisica, quali:

  • Anedonia
  • Anorgasmia
  • Desiderio sessuale ipoattivo
  • Dispareunia
  • Inibizione sessuale
  • Mancanza di lubrificazione
  • Vaginismo
  • Vulvodinia.

È necessario distinguere fra:

  1. Disturbo primario (da sempre esistito)
  2. Secondario (insorto dopo un periodo di normale funzionamento)
  3. Situazionale (solo con alcuni partner o in particolari condizioni)
  4. Occasionale (come evento saltuario, casuale)

In alcuni casi il problema della cosiddetta frigidità può scaturire da una situazione medica (es. farmaci, malattia, tumore), può essere causata da eventi di vita (es. lutto, menopausa senile o precoce), dalla condizione relazionale della donna, ad es. da un rapporto di coppia in cui sono presenti conflitti irrisolti oppure scarsa attenzione, sentimentale e fisica, da parte del partner sessuale. In questi casi può essere utile una consulenza sessuologica o una terapia familiare.
Infine, l’esordio della frigidità può essere legato a problematiche sessuali riguardanti il suo partner, quali impotenza (disfunzione erettile), eiaculazione precoce, etc.
In questi casi è auspicabile, per la risoluzione del problema, la partecipazione attiva del partner alla terapia.

L’amniocentesi è una procedura che consente il prelievo transaddominale di liquido amniotico dalla cavità uterina. E’ la metodica più diffusa per ottenere campioni biologici utili al fine di effettuare una diagnosi prenatale.
Effettuando l’amniocentesi diventa anche possibile conservare le cellule staminali contenute nel liquido amniotico.
Anomalie diagnosticabili

Sindrome di Down
La più frequente è sicuramente una delle più importanti anomalie diagnosticabilii è la sindrome di Down, conosciuta anche come mongolismo o trisomia 21, dovuta al fatto che nelle cellule il cromosoma numero 21, invece di essere normalmente doppio come tutti gli altri cromosomi, è triplo.
Fibrosi cistica
Un’altra malattia studiata tramite l’amniocentesi è la fibrosi  cistica, malattia genetica che colpisce alla nascita un bambino su circa duemila. Il bambino malato presenterà  gravi problemi respiratori e digestivi poiché tutte le secrezioni mucose dell’organismo sono molto dense.
Sordità congenita
Ritardo mentale
Distrofia muscolare di Duchenne

La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia genetica degenerativa dei muscoli, i quali progressivamente si indeboliscono fino alla paralisi totale.

ALTRI VANTAGGI
Paternità del nascituro
Grazie sempre al DNA è possibile conoscere anche la paternità del nascituro.

Ricerca diretta di agenti infettivi

Screening delle malattie metaboliche

Le malattie metaboliche, di diversa severità, colpiscono un bambino su 500. Le conseguenze più gravi, neurologiche e fisiche, di queste malattie derivano dal fatto che una o più sostanze alimentari diventano tossiche nei soggetti che presentano alcuni errori del metabolismo.
Per quali donne è indicata

L’esame viene proposto alle pazienti giudicate ad elevato rischio di anomalie cromosomiche, come ad esempio:
donne di età superiore ai 35 anni in Italia, 38 anni in Francia
aumentato spessore della translucenza  nucale
presenza di difetti fetali strutturali maggiori individuati con l’ecografia
precedente figlio affetto da anomalia cromosomica
genitori portatori di alterazioni cromosomiche (traslocazioni, inversioni, aneuploidie).
Altre indicazioni sono rappresentate da:
malattie infettive (citomegalovirus, parvovirus B19…)
infiammazioni in utero (l’esistenza di un’infezione endoamniotica  è anche causa di diverse patologie che possono impedire un buono svolgimento della gravidanza.
Anomalie del tritest
L’amniocentesi presenta indicazioni che possono essere differenti a seconda dell’epoca di gravidanza nella quale la si esegue. Conviene pertanto dividerla in precocissima, precoce e tardiva.
Procedura di esecuzione

Tecnica

La tecnica ecoguidata  si avvale di uno stativo rigido applicato alla sonda che imprime all’ago una traiettoria obbligata.

Rischio dell’amniocentesi
Gli studi attuali mostrano che, nei centri di eccellenza, l’incidenza di abortività spontanea, natimortalità, e mortalità neonatale non sono statisticamente differenti nel gruppo sottoposto ad amniocentesi rispetto a chi non la esegue. Letteratura ancora più recente dimostra come il rischio di aborto, nei centri di alto riferimento, si aggiri attorno allo 0,1%.
Il periodo ideale per eseguire l’amniocentesi è tra la 15ª e la 19ª settimana, quando l’amnios ha raggiunto dimensioni sufficienti perché la pratica non costituisca un rischio per il feto. Il rischio di aborto spontaneo connesso all’amniocentesi è stato ritenuto, per 30 anni, dell’1 % .

Liquido amniotico e cellule staminali

Le cellule staminali amniotiche sono biologicamente molto attive, multipotenti, in grado di moltiplicarsi numerose volte e di differenziarsi in quasi tutti i tessuti dell’organismo.
Le cellule staminali amniotiche sono in grado di differenziarsi in cellule dell’adipe, dell’endotelio, del sangue, dei tessuti ossei e cartilaginei, e perfino del sistema nervoso.

PATOLOGIE TRATTABILI TRATTABILI CON IL TRAPIANTO DI STAMINALI ADULTE, SIA DI ORIGINE MIDOLLARE SIA CORDONALE.

  1. ANEMIE
  2. PIASTRINOPENIE CONGENITE
  3. MALATTIE MIELOPROLIFERATIVE
  4. IMMUNODEFICIENZE
  5. MALATTIE EREDITARIE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
  6. DISORDINI DEI FAGOCITI
  7. MALATTIE DELLE PLASMACELLULE
  8. LEUCEMIE ACUTE
  9. LEUCEMIE CRONICHE
  10. SINDROMI MIELODISPLASTICHE
  11. LINFOMI
  12. NEUROBLASTOMA
  13. RETINOBLASTOMA

amniocentesi

Cosa è?

L’aborto terapeutico è l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) provocata da determinati trattamenti medici al fine di preservare la salute della madre o di evitare lo sviluppo di un feto segnato da malformazioni o gravi patologie.

Quando è possibile farlo?

Le condizioni patologiche della madre per cui viene solitamente praticato l’aborto terapeutico sono le gravi malattie cardiovascolari e renali o alcuni tipi di tumore (cancro al seno e tumore della cervice, se curati con trattamenti – chirurgici e radiologici – dannosi per il feto; melanoma, linfoma, leucemia, cancro allo stomaco e ai polmoni, se hanno generato metastasi che hanno colpito la placenta o il feto).

Le condizioni del feto che possono indurre i medici all’aborto terapeutico comprendono i disordini cromosomici e metabolici, i difetti neurologici e le malformazioni.

L’aborto terapeutico si pratica anche in caso gravidanze multifetali, che possono causare la morte o lo sviluppo ritardato dei feti.

Cosa fare

Per interrompere la gravidanza bisogna rivolgersi ad un consultorio, ad un medico o ad una struttura socio-sanitaria autorizzata, dove – nel massimo della riservatezza – si terrà un accertamento medico sullo stadio di avanzamento della gravidanza e sulle condizioni di salute di madre e figlio.