Il fibromioma uterino, o fibroma dell’utero, è un tumore dell’utero.
Il leiomioma uterino, o più comunemente fibroma, è il tumore benigno più frequente dell’utero. Il fibroma è una formazione solida, che si sviluppa a carico della muscolatura liscia della parete uterina: può essere localizzato all’interno dell’utero (cavità endometriale), nello spessore della sua parete muscolare (miometrio) o crescere verso l’esterno (perimetrio).
Soggetti a rischio
Lo sviluppo dei fibromi è ormonodipendente essendo infatti correlato alla secrezione ormonale ovarica e precisamente alla sua componente estrogena. Dopo la menopausa si verifica una drastica caduta dei livelli degli estrogeni ragion per cui i fibromi tendono a regredire spontaneamente, e con loro la sintomatologia ad essi correlata. Il fibroma uterino colpisce circa 1/4 delle donne in età fertile (tuttavia più della metà delle donne affette non presenta alcun disturbo correlato a questa patologia). In particolare, nelle donne di origine Afro-Caraibica, la presentazione del fibroma può avvenire anche sotto i 30 anni di età. Più fibromi possono colpire la stessa paziente (fibromatosi) e le loro dimensioni possono variare considerevolmente (da una ciliegia fino ad una formazione occupante tutto l’addome). Come già evidenziato, la maggioranza dei fibromi non comporta sintomi e perciò non richiede alcun intervento.
Non esistono cure mediche efficaci. L’utilizzo di sostanze quali i GnRh analoghi, che inducono una menopausa artificiale temporanea, non è efficace né consigliabile se non nell’ottica di una preparazione all’intervento chirurgico in casi di anemia grave. Il loro trattamento è necessario in caso di crescita o di disturbi come dolore pelvico, senso gravativo addominale o compressione su organi vicini soprattutto la vescica e l’intestino (la paziente in tali casi riferisce crampi addominali, ripetuti stimoli ad urinare (pollachiuria) soprattutto di notte, stitichezza o mal di schiena. Il trattamento dei fibromi è anche necessario in caso di rapido accrescimento, sanguinamenti anomali come perdite emorragiche (metrorragia) o mestruazioni abbondanti (menorragia) o infine, se si rendono responsabili di ripetuti aborti.
L’intervento di asportazione dei fibromi (miomectomia) può avvenire mediante il tradizionale intervento in laparotomia (apertura dell’addome), mediante laparoscopia (utilizzo di sonde endospiche attraverso incisioni cutanee ridotte) o, in casi di fibromi che si sviluppano all’interno della cavità uterina (fibromi sottomucosi), con tecnica isteroscopica attraverso la vagina e il collo uterino.
Anziché essere asportato il fibroma può venire ridotto di dimensioni fino alla cicatrizzazione completa attraverso l’embolizzazione dei vasi che lo irrorano. Viene impiegato un catetere fatto progredire dall’arteria femorale, situata all’inguine, sino ai vasi tumorali sotto guida radiologica (quindi un approccio molto simile a quello della coronarografia). Una volta raggiunte le arterie tumorali da trattare vengono iniettate delle microsfere (embosfere) che le chiudono. Nel tempo (occorrono dai 6 ai 12 mesi a seconda delle dimensioni del fibroma) si assiste alla necrosi coagulativa della massa ed alla sua successiva sostituzione con tessuto cicatriziale che ingloba anche le microsfere.
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